
English version available here.
Titolo originale: XX
Anno: 2017
Produzione: XYZ Films
Regia: Roxanne Benjamin; Sofia Carrillo; Annie Clark (aka St. Vincent); Karyn Kusama; Jovanka Vuckovic
Sceneggiatura: Roxanne Benjamin; Sofia Carrillo; Annie Clark; Karyn Kusama; Jovanka Vuckovic
Direzione della Fotografia: Ian Anderson; Tarin Anderson; Patrick Cady; Shane Daly
Effetti speciali e Trucco: Roy Knyrim; Galaxy San Juan; Mark Wotton
Montaggio: L. Gustavo Cooper; Josh Ethier; Courtney Marcilliat; Aaron Marshall; Zach Wiegmann
Musiche: Jefferson Friedman; John C. Houston IV; Carly Paradis; St. Vincent; Craig Wedren
Durata: 77 minuti circa
Budget: 2.000.000 $ (fonte: Wikipedia in inglese)
Incassi: 30.911 $ negli USA, 24.757 $ in Turchia, per un totale di 55.668 $ (fonte: Box Office Mojo); 55.486 $ (fonte: Wikipedia in inglese)
Come sempre, prima di tutto il trailer:
Ed ecco la recensione!
ATTENZIONE – CONTIENE SPOILER
Un’antologia horror tutta firmata da registe donne per dimostrare che anche le donne sanno girare un buon horror.
Certo, detta così potrebbe anche sembrare un po’ pochino, quantomeno a chi non si interessa di questioni di genere. Tuttavia va detto che, almeno a sentire le autrici di questo film, le donne registe di horror non sarebbero tantissime1. E comunque c’è tanto altro da dire.
E in effetti la prima cosa che si può dire è che, se è vero che le registe e protagoniste sono tutte donne, la produzione ha il volto di un uomo: sarebbe stato infatti Todd Brown, per la XYZ Films, a credere nel progetto (pensato in origine come crowdfunding da Jovanka Vuckotic) e a dare le direttive di base2.
Ciò premesso, il primo obiettivo di XX è dimostrare come anche le donne sappiano girare un horror. E va detto che in effetti, al momento della lavorazione, le stesse autrici ne avevano già girati (anche con successo) e che comunque non erano delle esordienti totali: Roxanne Benjamin aveva già diretto un episodio dell’antologia Southbound (2013); Sofia Carrillo aveva firmato tutta una serie di corti in stop-motion, di cui La Casa Triste (2013) e Prita Noire (2011) sono visibili gratuitamente su Youtube3; Annie Clark era in effetti all’opera prima, ma aveva alle spalle una carriera da cantante col nome di St. Vincent; Karyn Kusama era stata autrice di The Invitation (2015) e di Jennifer’s Body (2009); Jovanka Vuckovic, infine, aveva diretto un altro corto, The Captured Bird (2012).
Insomma, delle autrici non esattamente al primo incarico e che avevano già dimostrato di avere qualcosa da dire.
Il film è composto di quattro episodi tutti incentrati sulle donne, con l’obiettivo, fra l’altro, di scompaginare un po’ i ruoli che gli stereotipi di genere hanno loro assegnato sia nella società che, più in particolare, nella sua proiezione cinematografica.
La donna come moglie o madre buona a cucinare o, al più, a educare i frutti del suo peccato. La donna che vive della sua casa e del suo ménage familiare. La donna buona a urlare di paura o a farsi scannare nei modi più fantasiosi e spettacolari (tarati di solito sul suo grado di disinibizione od emancipazione rispetto alle convenzioni sociali4).
Insomma, un ulteriore scopo (pur forse secondario) di questo film sembrerebbe essere cambiare un po’ una certa immagine della donna, che certo è anche presente nella società e certo può legittimamente essere messa in cinema, e che però è vista qui come troppo generalizzante, predominante rispetto ai dati reali: insomma, uno stereotipo5.
Ma siccome non bastano le intenzioni né l’appartenenza dell’autore ad una certa categoria sociale a costruire un giudizio sull’opera, scendiamo un attimo nel concreto.
Gli episodi, come si è detto, sono quattro.
Il primo episodio, The Box (diretto da Jovanka Vuckovic e tratto da un racconto di Jack Ketchum, scrittore recentemente scomparso), è forse il più interessante dal punto di vista della trama, che presenta una leggera influenza lovecraftiana. Una madre (Natalie Brown) è nella metropolitana con i due figli; suo figlio guarda all’interno di un pacco regalo che un misterioso individuo porta con sé. Da quel giorno il bambino diventa inappetente.
Drammi familiari, una madre a tratti un po’ scollegata dalla realtà (mentre i figli sono ormai preda dell’inappetenza e il marito ne è turbato, lei mangia di gusto), incubi di ogni tipo fino alla fine dell’episodio.
Il secondo episodio, The Birthday Party (diretto da Annie Clark), è molto più ironico. Nel giorno del compleanno della figlia, Mary (Melanie Lynksey) ha organizzato una grande festa. Unico problema: suo marito, trovato morto per un malore nel suo studio.
Punti forti di questo episodio sono in parte la regia, con i ralenti verso la fine (e un labiale inequivocabile), ma soprattutto i costumi e la scenografia: siamo nel mondo di Edward Mani Di Forbice, con le villette a schiera curate al dettaglio, gli arredamenti coloratissimi, le cameriere vestite di un nero fantastico e un cadavere rimasto col whiskey in mano dalla notte prima.
Interessante. Ironico e interessante.
Ispirato, pare, a una storia vera6.
Il terzo episodio, Don’t Fall (diretto da Roxanne Benjamin), è il più disimpegnato: la sua stessa regista ammette di aver volutamente realizzato un semplice “film di paura divertente“7.
Il richiamo è ai teen horror di ieri e di oggi. Siamo nel deserto, dove un gruppo di teenager ha deciso di fare una scampagnata. Trovano per caso delle pitture rupestri, di cui risvegliano inavvertitamente i poteri. Parte la strage.
Punti di forza: l’apparizione del titolo, le pitture rupestri che piacciono sempre, gli effetti speciali.
Il quarto episodio, Her Only Living Son (diretto da Karyn Kusama), appartiene al filone dei vari Anticristi.
Cora (Christina Kirk) ha avuto un figlio da un grande attore, il quale si è poi eclissato e oggi vive a Hollywood “con una fidanzata in ogni porto” (parole di Cora). Questo figlio, Andy, oggi compie 18 anni. Andy è poco più di un giovane delinquente, ma questo pare non interessare a nessuno: la scuola stessa evita di sanzionarlo, ed è proprio durante un colloquio con la preside che Cora inizia a sentire dei discorsi strani.
Più passa il tempo più questi discorsi si fanno insistenti, mentre Andy inizia a subire delle mutazioni quali unghie tipo artigli, suoni gutturali che emette come in una sorta di conato, peluria diffusa: Andy è il figlio del Diavolo, l’Anticristo destinato a regnare sulla Terra.
E Cora? Lo lascerà a quel padre che, oltre ad essere il Diavolo, non si è fatto vedere per 18 anni e li ha lasciati lì a marcire?
Questo episodio presenta un buon mix di ingredienti: la storia di una madre single e di suo figlio; i vaneggiamenti dei seguaci di Satana che sono godibili come sempre, specie con le musiche tetre che li accompagnano mentre Cora osserva gli interlocutori stralunata; pochi effetti e pochi trucchi messi al posto giusto.
Gli episodi, infine, sono intervallati e introdotti da una serie di animazioni in stop-motion dirette da Sofia Carrillo, veramente belle.
In conclusione vanno dette un paio di cose.
Questo film si proponeva, fra l’altro, di controbattere agli stereotipi sulla donna presenti nei film.
Su questo fronte, a una prima occhiata, sembra che le donne di XX non siano troppo diverse da quelle che vediamo almeno da qualche anno nei film più attenti, si tratti o meno di horror.
La differenza vera, però, è nella visione d’insieme: è lo sguardo dato ai personaggi e alle storie ad essere indubbiamente più equilibrato del solito. Nessun sottotesto moraleggiante8, come ogni tanto ancora si vede, ma uno sguardo ponderato e che non si prende la briga di giudicare né lo spettatore né forse gli stessi personaggi: ed è su questo, su alcuni dettagli quasi invisibili che si gioca la differenza.
Differenza che poi, a guardar bene, non è nemmeno fra uno sguardo maschile e uno femminile, ma su uno più o meno profondo e uno più o meno superficiale9.
L’obiettivo primario, infine, era quello che si è accennato nelle prime righe di questa recensione: dimostrare che esistono donne capaci di girare un film horror.
Ebbene, quello che emerge da questo film è che in effetti, sì, esistono donne in grado dirigere un film horror, o quantomeno di dirigere dei cortometraggi horror di buona fattura per poi riunirli in un’antologia di senso compiuto. E se ci aggiungiamo che almeno Karyn Kusama qualche lungometraggio l’aveva già diretto il quadro si completa.
Obiettivo raggiunto, insomma.
E a questo punto però si deve porre una domanda che è in realtà un invito: se questo stereotipo esiste, ma esiste ormai anche questo film, allora una ragazza che intende dimostrare che sa girare un horror non ha che da iscriversi a un corso di regia cinematografica o da imbracciare direttamente lo smartphone o una camera qualsiasi e cominciare da zero.
Fare, fare, fare, perché è facendo che si dimostra di esistere. Sembra questo il messaggio ultimo di questo film.
Ciò detto, XX è sicuramente un film che si lascia vedere, sia come insieme di cortometraggi che come antologia a tema: ha un messaggio edificante, una regia e una sceneggiatura anche interessanti, degli effetti sempre al posto giusto nonostante il budget basso, un’ironia per nulla invadente.
Consigliato.
Trailer
Bibliografia
Gomarasca, Manlio; Pulici, Davide. Opuscolo allegato all’edizione Limited Edition DVD+Booklet di XX distribuita dalla Midnight Factory nel 2017
Sitografia
Box Office Mojo – http://www.boxofficemojo.com/movies/?id=xx2017.htm (ult. visita 15/07/2018)
Box Office Mojo – http://www.boxofficemojo.com/movies/?page=intl&id=xx2017.htm (ult. visita 15/07/2018)
Comingsoon.net – http://www.comingsoon.net/horror/features/803659-exclusive-interview-director-jovanka-vuckovic-talks-xx (ult. visita 02/08/2018)
Comingsoon.net – http://www.comingsoon.net/movies/features/813053-annie-clark-roxanne-benjamin-talk-xx (ult. visita 30/07/2018)
Mubi.com – https://mubi.com/lists/horror-films-directed-by-women-1966-2014 (ult. visita 02/08/2018)
Wikipedia in inglese – https://en.wikipedia.org/wiki/XX_(film) (ult. visita 28/07/2018)
Youtube – Canale FICM – La Casa Triste, di Sofia Carrillo – https://www.youtube.com/watch?v=TrlVr53rI5Q (ult. visita 28/07/2018)
Youtube – Canale FICM – Prita Noire, di Sofia Carrillo – https://www.youtube.com/watch?v=SGcujTaRkp4 (ult. visita 28/07/2018)
- Nelle interviste incluse nel DVD parlano di cose come un 7% sul totale dei registi horror. Indipendentemente da quante siano, comunque, per una lista non si sa quanto esaustiva di horror diretti da donne date pure un’occhiata qui.
- Vedere qui e qui.
- Sul canale del Festival Internazionale di Cinema di Morelia in Messico: vedere qui e qui.
- Per non dire tribali.
- Per usare le parole di Jovanka Vuckovic, quello che si è cercato di fare con XX è “descrivere le donne per quello che sono, cioè come esseri umani reali“. Vedere sia l’opuscolo allegato al DVD distribuito nel 2017 dalla Midnight Factory che qui.
- Vedere qui.
- Vedere qui.
- Del tipo: “Attento, spettatore: la ragazza più emancipata è in realtà un mostro, e quindi stai alla larga dalle donne troppo emancipate e cercatene una senza grilli per la testa“. Che nella versione “per donne” potrebbe tradursi con: “Attenta, spettatrice: la ragazza più emancipata è in realtà un mostro, e quindi vedi di non metterti troppi grilli in testa o spaventerai lo spettatore maschio che ha guardato questo film l’altra sera e a cui abbiamo detto la stessa cosa“.
- Va anche detto che qualche stereotipo esce fuori lo stesso, sia esso di genere o legato al genere horror: lo studioso e il bruto del gruppo in Don’t Fall, così come pure le due ragazze, sono quelli tipici del teen horror, per esempio.
Pingback: Southbound - Autostrada Per L'Inferno - Roxanne Benjamin e altri (2015) | Recensione Film - Ipogeo dell'Arte
Pingback: XX - Roxanne Benjamin et al. (2017) | Movie Review - Ipogeo dell'Arte