La Cultura nel Paese dei Sonnambuli – Donazioni del 2024

Immagine creata con l'AI Microsoft Copilot: https://copilot.microsoft.com/
Creata con l’AI Microsoft Copilot

L’anno appena trascorso è stato un avverarsi di profezie nefaste: il Covid è vivo e vegeto, evolutosi in una “influenza” che, come l’influenza che già conoscevamo, causa piccole paralisi nella produzione e ammazza un po’ di “fragili” (per la gioia dei darwinisti sociali); la Guerra continua (frase purtroppo sempreverde), e ha riaperto le ferite dell’Africa e del Medioriente; la Crisi è ovviamente ancora qui, e c’è chi spera in una recessione che riduca il costo del denaro. A tutto questo si è aggiunto un nuovo ingrediente, cioè una virata a Destra in direzione ungherese: generali che si lamentano dello stigma rivolto verso chi insulta e non verso chi viene insultato, la televisione pubblica occupata da bande di incapaci che ne hanno decimato gli spettatori, divieti di sciopero e decurtazione degli stipendi reali (e perfino degli stipendi nominali, si veda cosa succede nel Lazio), solo per fare qualche esempio.

I frutti avvelenati di 40 anni di Nulla, già visibili in realtà da molto tempo, sono ormai palesi: nell’imbarbarimento generale, perfino urlare “Viva l’Italia antifascista!può sembrare strano; e invece non suona strano a nessuno che si risponda, dalle famose istituzioni, che L’antifascismo non ha niente a che fare con la prima della Scala. Toscanini…no, giusto, è una cosa da “professoroni”, come dicono i famosi competenti del Governo che “studiano i dossier”.

In un’Italia di “sonnambuli“, come li definisce il Censis, la cultura deve ri-farsi resistenza.

Dobbiamo fare nostri i motti della stagione più nera della Repubblica, quelli del Presidente Scalfaro e di Francesco Saverio Borrelli:

  • A questo gioco al massacro, io non ci sto!
  • Resistere, resistere, resistere!

E chi ne fa buon uso, bisogna aiutarlo come possiamo, prima che dall’altra parte si prendano a pretesto i miracoli dell’intelligenza artificiale, la guerra in questo o quel Paese, l’ennesima esclamazione in un talk show televisivo per soffocare quel che resta del Paese, delle conquiste della Storia europea dal 1789 ad oggi e, ebbene sì, della civiltà sul pianeta.

Io ho deciso chi aiutare, scegliendo quest’anno alcuni progetti che secondo me hanno qualcosa da dire, e mettendo a loro disposizione la folle cifra complessiva di 120 euro. E tu che leggi, quali sono i tuoi buoni propositi per l’anno nuovo, a parte vincere 10 milioni al Superenalotto, che poi è un proposito anche mio?

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Festival di letteratura Working Class 2024

La prima volta che ho sentito del Festival di letteratura Working Class è stato su un blog del Fatto Quotidiano. Erano i primi tempi del Governo dei Meloni, si veniva dal non certo migliore (scusate il calembour) Governo dei Migliori, ci si chiedeva, come fu chiesto al Prof. Barbero, se alla GKN di Campi Bisenzio (FI) si stesse facendo la Storia (qui il link, da 01:19:00 e seguenti circa).

Oggi alla GKN si continua a lottare, fra cause legali, licenziamenti, reintegri, forse l’intervento del Governo. E anche il Festival di letteratura Working Class arriva alla sua seconda edizione, che si terrà dal 5 al 7 aprile 2024 a Campi Bisenzio.

Chi scrive pensa, come diceva lo stesso Milton Friedman, che senza libertà economica non c’è libertà politica. E’ difficile pensare con la pancia vuota, e forse è anche per questo che la precarizzazione del lavoro non si ferma: per impedire che avvengano rivoluzioni grandi o piccole, che i consumatori possano cambiare orientamento, che le aziende siano costrette ad innovare e a mettersi in competizione su un mercato globale, per far sì che, come si legge in Fontamara, si facciano mille mestieri diversi e che quindi non si sia padroni, alla fine, di nessuno di essi.

Proprio per questo sostengo questo festival, e invito te che leggi a fare altrettanto.

Qui il link.

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Behind the Beaded Curtain

Si dice sempre che, essendo l’Italia un Paese cattolico, si ha sempre grande difficoltà a discutere di sessualità e, di conseguenza, dei rapporti economici legati alla sessualità stessa.

C’è differenza fra un matrimonio d’interesse e una prostituzione per così dire “a rate”? Dove sta il confine fra il vendere il proprio corpo nel senso della prostituzione e fare la stessa cosa nel senso del lavoro? E’ forse anche per questo che, fino peraltro a non molto tempo fa (e in certi casi l’usanza continua), le attrici e gli attori erano considerati poco più che dei prostituti (nel caso degli attori, ovviamente, la cosa comprendeva a volte sospetti di omosessualità)?

Ebbene, a parere di chi scrive, trascurando peraltro la rivoluzione sessuale della Spagna che possiamo vedere, ex multis, nei film di Almodóvar (l’uscita dal Fascismo in un Paese europeo dopo la Contestazione è un esempio o un’eccezione inclassificabile?), sicuramente il fatto che l’Italia sia un Paese cattolico non aiuta. Ha forse ragione il Prof. Odifreddi, quando dice (non ricordo francamente più dove, forse in un’intervista con Santoro) che il problema vero del mondo non è la religione ex se, ma il monoteismo? E siamo sicuri che sia davvero il monoteismo, e non proprio la religione o qualche altro istituto sicuramente degno di approfonditi studi antropologici?

Ebbene, questo progetto studentesco inglese, intitolato Behind the Beaded Curtain e prodotto da uno studente di origini indiane, sembra aggiungere ben altra carne al fuoco. Paesi che certamente non sono cattolici, Paesi giunti alla democrazia per strade diversissime da quelle italiane, Paesi che, per esempio, hanno sperimentato Premier e Capi di Stato donne molto prima dell’Italia, presentano oggi problemi simili.

Come per molti altri “totem e tabù“, come per altre “abitudini” che però si chiamano “tradizioni”, è sicuramente tutto parte di uno schema da indagare, da quando l’invasione degli Indoeuropei rase al suolo le preesistenti società matriarcali del Mediterraneo, fino al contagio del monoteismo venuto dall’Oriente, alla rivoluzione industriale, a una società post-borghese (o pan-borghese, e quindi nuovamente monoclasse?) ma, per certi versi, ancora ancorata al vecchio mondo agricolo pre-industriale (provenendo da lì, a ben vedere, la maggior parte dei componenti della società moderna), a uno Stato che, per non volersi dire ateo, deve definirsi, con un termine che a ben guardare presuppone una regola religiosa di cui esso si dice un’eccezione, laico.

Qui il link a questo particolare progetto, ma anche altri due che sosterrò quest’anno sono sullo stesso tema.

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Cauldron: Forbidden Appetites

Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL, non fa che ripetere una frase che, a pensarci, suona piuttosto triste: “Se anni fa lottavamo perché le aziende applicassero le leggi, oggi dobbiamo lottare perché non le applichino“. Si riferisce, ahinoi, al fatto che un tempo le rivendicazioni sindacali erano dirette a spingere “in avanti” (in un senso lineare della Storia) le tutele del lavoro sulla base di una legislazione progressista, e oggi, invece, di fronte a una legislazione reazionaria, si deve chiedere (perché pretendere di non applicare le leggi non è, a ben vedere, una vera pretesa secondo legge) di discostarsene, di applicare tutele più favorevoli e, calendario alla mano, precedenti nel tempo. “Non applicate la Fornero-Lavoro, applicate lo Statuto“, si chiedeva nel 2012; “Non applicate il Jobs Act, applicate la Fornero-Lavoro“, si chiese poi nel 2015.

Nell’Arte, il discorso non è poi troppo diverso. Se si escludono i veramente ultimi anni (praticamente dal post-MeToo in avanti), l’Occidente e la sua cultura vengono da decenni di Patriot Act, di berlusconismo, di Nulla culturale, di film in cui per risolvere la situazione si ricorre alla forza bruta, di donne costruite con lo stampino sullo stereotipo (inventato, come tutto è inventato nel mondo umano) dell’heroin chic, e ciò che non combacia con le regole stabilite è peccato, è perversione, è devianza.

Non è sempre stato così. I film muti degli anni Dieci e Venti del Novecento, per strano che sia, erano in media molto più liberi, per esempio, dei film sonori degli anni Quaranta e Cinquanta dello stesso secolo. I primi potevano permettersi dei nudi, dei messaggi sociali che non fossero reazionari, un’autorialità esaltata dai costi irrisori. I secondi, fra Codice Hays e Guerra Fredda in America, e Guerra Fredda e Democrazia Cristiana intoccabile (e un po’ di residuati del Fascismo) in Italia, a vederli oggi si direbbero quasi prodotti nell’Afghanistan dei Talebani.

Come per il cinema, anche le nuvole parlanti hanno attraversato momenti di stanca sul piano dei contenuti negli ultimi decenni (curiosamente, ma non troppo, coincidenti con i fenomeni della Destra al Governo del Mondo, da Bush Jr. a Berlusconi), per poi riprendersi, dopo la Grande Crisi del 2007-2011, con il MeToo e la nuova ondata di liberazione sessuale, etnica, tecnologica, in definitiva sociale. Leggendo i famosi fumetti horror ed erotici italiani usciti dagli anni Sessanta ai Novanta, si direbbe che solo oggi l’Italia e il Mondo occidentale (chiaramente escluso il Giappone, che era avanti già da prima e che sembra proseguire linearmente) stiano recuperando terreno rispetto, ormai, a trenta, quaranta, cinquanta anni fa.

Cauldron: Forbidden Appetites sembra mosso dallo stesso bisogno di liberazione, di ripercorrere a ritroso la strada da cui avevamo deviato e ricominciare da quando si era toccato l’apice, nei fumetti liberatori di Crumb, nelle riviste come Eerie e Creepy (entrambe chiuse, come la loro editrice, Warren Publishing, non molto a caso nel 1983), nei fumetti “dello squalo” nella nostra Italia.

Si tratta, in particolare, della riedizione aggiornata (revisione del lettering, aggiunta di tavole e illustrazioni) di alcune storie già apparse fra il 2019 e il 2020 su una rivista canadese, Cauldron, appunto, edita dalla Raid Press, che a sua volta sembra ispirarsi a quei fasti o a loro omologhi canadesi a me (per ora) sconosciuti.

Ogni volta che vedo un progetto simile mi chiedo se ce la farà, se riusciremo a farcela tutti insieme, se resterà qualcosa, se sarà qualcosa di Nuovo o una memoria sbiadita del Vecchio. Con Annexia qualcosa di nuovo è arrivato, e ancora oggi ci sorprende, affiancandosi alle ristampe della sempre attiva Editoriale Cosmo. Cauldron è la seconda edizione di qualcosa di recente, e spero che possa conquistare nuovi lettori e contribuire al progresso dell’horror a fumetti: oltre la graphic novel (come pure è catalogato da Kickstarter, ma rubrica non facit legem), oltre gli alti costi del formato gigante, oltre le spese pazze del collezionismo puro.

Qui il link.

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Sovversivə – il Festival sulle identità di genere

Ai temi di cui sopra si lega anche questo progetto. Sovversivə è un festival sulle identità di genere che, in questa seconda edizione, si terrà a Napoli dal 18 al 20 ottobre 2024.

Come dice la pagina del progetto su Produzioni dal Basso, il festival “mira a sensibilizzare la comunità sulle identità di genere, ma anche su come ogni azione possa avere una ricaduta sull’autostima e sulla consapevolezza delle persone e sull’intero contesto in cui viviamo“, in una Napoli che, città più giovane d’Italia, è sia profondo Sud che la ex-capitale di uno Stato, che “ha sempre combattuto per la sua identità“, anche liberandosi da sola dai nazisti con le famose Quattro Giornate, che ha contribuito con la sua società civile a ridurre la camorra, parole del Giudice Nicola Gratteri, alla più debole delle mafie italiane.

C’è grande bisogno di eventi come questi, c’è grande bisogno di discussione pubblica, perché questa è la politica, e il privato, se ci pensiamo, in realtà non esiste.

Qui il link.

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SEXTIVAL 2024 | Il festival della salute e dell’educazione sessuale

Anche questo ultimo progetto, in questa edizione “sexy-liberatoria” delle donazioni annuali, verte sui temi dell’identità di genere (che poi è l’identità tout-court, perché si è chi si è in toto, non a pezzi).

Sextival 2024, terza edizione, verte in particolare sulla salute e l’educazione sessuale e si terrà Rapallo (GE) fra maggio e giugno 2024. In due giornate, si proverà a “creare cultura intorno alla tematica della sessualità, facendo leva sulle definizioni e i protocolli offerti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità relativamente agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che, seppur moltə ancora lo ignorino, comprendono anche la salute sessuale“.

In un Paese come il nostro servirebbero decine, se non centinaia di eventi di questo genere. Averne trovati, in effetti, almeno due nel giro di pochi giorni, e sono ben certo che ve ne siano molti altri (Parole O_Stili, per dirne uno, ma anche il Divine Queer Film Festival, che ho sostenuto l’anno scorso, tutti i Pride eccetera), è sicuramente l’indizio di qualcosa di importante.

Per questo ho deciso di sostenere anche questo, per questo invito chi legge a fare altrettanto.

Qui il link.

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Come già l’anno scorso, dei 120 euro che avevo preventivato per questo sostegno sono rimasti degli spiccioli. Anche quest’anno li userò per “offrire un caffè” agli autori delle immagini di pubblico dominio che ho usato finora.

Buon 2024, che sia un anno di lotta e di riscatto!

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